ADELASIA

SV15

Provincia
LIGURIA
Descrizione
L'area è stata studiata dal punto di vista speleologico a partire dagli anni sessanta, da parte di diversi Gruppi Speleologici.
In particolar modo va evidenziato il lavoro effettuato dal Gruppo Grotte Ferrania, che a cavallo fra gli anni ’60 e ’70 mise a catasto quattro grotte (la Grotta degli Olmi, il Pozzo dell’Acqua che Bolle, la Tanazza del Rizzo e la Tana da Rocca Adelasia) e tentò, seppur con esito negativo, il tracciamento delle acque interne della Grotta degli Olmi.
Di notevole importanza anche il preciso rilievo di tale cavità redatto da Giuliano Donzellini (iniziato come Gruppo Speleologico Savonese e terminato come Gruppo Grotte C.A.I. Savona), pubblicato nei primi anni ‘90, che anche grazie all’ausilio di un allora innovativo programma per la restituzione digitale della topografia sotterranea, mise nero su bianco l’abbondante chilometro di gallerie esplorate fino ad allora.
Il successivo interesse del Gruppo Speleologico Savonese e del Gruppo Grotte C.A.I. Novara nello studiare a fondo il carsismo della Riserva Naturalistica dell’Adelasia, ha portato nei primi anni del nuovo millennio a nuove ed entusiasmanti scoperte sia dal punto di vista esplorativo che idrogeologico.
Superficie interessata (ha)
500
Comuni
Cairo Montenotte
Bacino imbrifero
Bormida di Mallare
Caratteristiche geomorfologiche
Numerose sono le emergenze geomorfologiche presenti nella zona.
Tra queste, in primo luogo, sono le "rocche", ossia quei tratti di roccia nuda che si elevano al di sopra degli alberi, caratterizzando alcuni versanti. Per la loro morfologia aspra e instabile (vi si verificano infatti fenomeni di franamento) non sono coperte da vegetazione arborea e spiccano così all'interno della fitta massa boschiva, ospitando forme di vita animale e vegetale specializzate.
La più celebre è senz'altro la Rocca dell'Adelasia, un ammasso ofiolitico che per bellezza e potere suggestivo ha affascinato sempre gli abitanti di queste valli e i visitatori, dando origine a leggende. E davvero la sua posizione dominante, al centro della Riserva cui dà il nome, la rende la meta migliore per chi voglia abbracciare con lo sguardo praticamente tutta la zona. Identica funzione biologica e paesaggistica hanno gli altri affioramenti di roccia nuda, come quelli caleareo-dolomitici presso Casa Manuale, sui quali sono stati piantati alcuni pini neri, e quelli - imponenti e suggestivi - che dalla voce dialettale indicante la pietra nuda ("ciappa") hanno dato il nome alla vicina Casa Chiappa. Ricordiamo infine alcune rocce ofiolitiche sotto il Bric dell'Amore, che formano un altro punto panoramico, proprio di fronte alla Rocca dell'Adelasia.
Non solamente le forme particolari, ma anche la natura e le caratteristiche del substrato attirano l'attenzione di chi vive e lavora in montagna: il Bric degli Scaglioni, che si trova nel settore nord-ovest della Riserva lungo la dorsale più alta, è così chiamato per la friabilità in scaglie delle rocce che ne costituiscono i versanti (argilloscisti filladici).
In un paesaggio collinare quale quello dell'Appennino savonese, oltre alle forme svettanti sono di notevole interesse i ripiani più o meno in quota e i pianori alluvionali lungo i corsi d'acqua, tanto più importanti in quanto consentirono le attività agricole e rappresentarono perciò una vera e propria ricchezza per le popolazioni dell'entroterra. Ai giorni nostri hanno un interesse colturale solo le piane alluvionali del Rio Cianetto e del Rio dei Frai, nel tratto circostante la loro confluenza nel Rio Ferranietta. I ripiani visibili in quota, dopo l'abbandono dell'attività agricola, hanno soprattutto la notevole funzione biologica di interrompere la continuità dei boschi, rendendo qua e là più vario il numero degli ambienti. Talora di origine artificiale, si ritrovano ovviamente nei punti di minor declivio, lungo pendii particolarmente idonei o sulle selle che spaccano le dorsali: tra i più suggestivi, i piani di Casa dell'Amore.
Il reticolo idrografico della zona può essere definito di tipo dendritico, poiché il disegno topografico ricorda le diramazioni della chioma degli alberi. L'area è ricca di acque che sgorgano da numerose sorgenti poste a quote differenti e si incanalano formando rivoli e vallecole (localmente detti "riane") che danno luogo talvolta a torrentelli ricchi di pozze, cascatelle, piccole gole e meandri. Questi ambienti sono resi ancor più interessanti dalla presenza di grossi massi erratici, crollati dai rilievi soprastanti.
Se il vento, il gelo, le piogge e i corsi d'acqua erodono e modellano dall'esterno i rilievi montuosi, l'acqua lavora anche nel sottosuolo, penetrandovi grazie alla fessurazione e alla solubilità dei substrati rocciosi calcarei. Divenuta acidula dopo aver attraversato la lettiera del bosco, è in grado di attivare reazioni chimiche nelle rocce carbonatiche, rendendo solubili alcuni sali che le compongono per poi trascinarli via lentamente e originando fenomeni di erosione sotterranea, noti come carsismo ipogeo (ad esempio, formazione di grotte). Alcuni settori litologici della Riserva dell'Adelasia, di natura prettamente carbonatica, hanno creato un vasto complesso carsico sotterraneo con cavità rilevanti.
La circolazione idrica sotterranea ha implicazioni notevoli anche per la sopravvivenza degli insediamenti umani: il minimo disturbo di questi ambienti ipogei, infatti, si ripercuote sempre, e in maniera ingigantita, ad esempio sui valori fisico-chimici delle acque che ne possono risultare anche gravemente inquinate.
Caratteristiche idrogeologiche
L'assorbimento idrico pare di tipo prevalentemente concentrato: al contatto con i calcari i corsi d'acqua di provenienza esterna iniziano il corso sotterraneo.
Caratteristiche speleologiche
Le principali cavità carsiche conosciute sono:
- Tana degli Olmi (421 Li/SV) presso Casa Chiappa: da sempre conosciuta dagli abitanti della zona, è stata così battezzata per la presenza di fronte all'imboccatura di alcuni grandi olmi. Oggi ne restano pochi esemplari scheletrici a causa dell'aggressione di Ceratocystis Almi, agente della grafiosi. La grotta ha una profondità di 135 m dalla quota di ingresso e presenta uno sviluppo planimetri di oltre 1000 metri che ne fa una delle più estese cavità liguri. L'erosione carsica che l'ha generata è stata determinata da un corso d'acqua tuttora attivo e si è evoluta nelle rocce carbonatiche del Giurassico superiore al contatto fra strati sedimentari differenti.
- Pozzo dell'Acqua che Bolle (422 Li/SV) presso Casa Grinda: questa grotta si sviluppa per non più di 20 metri, addentrandosi sotto terra per circa 17, con un imbocco poco più largo di un metro: ha perciò ben meritato l'appellativo di "pozzo". Il nome "Acqua che bolle" è in realtà quello del rio sottostante, le cui sorgenti a polla sono state da tempo captate per rifornire un acquedotto. Il pozzo attraversa calcari del Trias e, anche per la forma pressoché verticale, non ha grande interesse biologico.
- Tanazza del Rizzo (423 Li/SV) poco sopra Casa del Rizzo: sotto un bosco di castagno, su un tratto di versante dall'acclività molto modesta, si è sviluppata nei calcari triassico-ladinici una vera e propria dolina, cioè uno sprofondamento legato all'azione sotterranea delle acque, le quali hanno fatto per così dire mancare il terreno al di sotto degli strati rocciosi superficiali, che si sono poi assestati incurvandosi verso il basso. Al centro della dolina si apre la "tanazza" che permette anche di avventurarsi per quasi 50 metri nel sottosuolo, estendendosi con un cunicolo lungo complessivamente 70 metri.
- Tana della Rocca Adelasia (427 Li/SV) sotto Rocca dell'Adelasia: si tratta di un'apertura a salone nei calcari triassici sottostanti l'ammasso ofiolitico della Rocca e ha un'ampiezza di una ventina di metri. Presenta notevoli problemi di franamento, tanto all'interno quanto di fronte all'imboccatura, per l'erosione e l'instabilità delle rocce che la sovrastano: pur rivestendo un notevole interesse geomorfologico, è assolutamente sconsigliabile tentarne la visita.
- Grotta del Faggio (1775 Li/SV) è una delle ultime cavità scoperte, presenta uno sviluppo di circa 60 me un dislivello di - 22 m dall'imbocco.
Copertura vegetale e uso del suolo
L'area presenta una vegetazione particolare in cui spicca il leccio, pianta tipicamente litoranea. I boschi sono comunque l’attrattiva maggiore della riserva; essi appartengono al complesso dei Boschi di Montenotte e rivelano le passate azioni umane di impianto, taglio e coltura. Bellissime e diffuse sono le faggete, di cui la più bella è quella del Costellasso, dove si trovano maestosi esemplari secolari. Si ritrovano qui molte specie botaniche rare o non comuni nella valle come la cerrosughera, l’acero di monte, il pungitopo, il tiglio, il mirtillo nero, i gigli martagone e di S. Giovanni, la calta palustre, il dente di cane, lo zafferano ligure, oltre a diverse specie di orchidee. Tra gli animali qui troviamo il tasso, la puzzola, la volpe, il cinghiale, il daino e una cospicua popolazione di capriolo. Le specie di uccelli più significative sono il merlo acquaiolo e il martin pescatore (che troviamo presso i rii), lo sparviere, il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il picchio muratore (specie tipiche dei boschi). Gli ambienti acquatici conservano numerose specie di anfibi e rettili, oltre al raro gambero di fiume.
Acquiferi
Circolazioni carsiche sotterranee almeno in parte captate da acquedotti.
Note
CTR 10000:211160
211130
228040
229010
Bibliografia
Carlini Walter, Emiliani Roberto, Boarino Bruno, 1967 - Grotte Catastate, in «Bollettino» n° 1 del Gruppo Grotte Ferrania.
Carlini Walter, 1969 - Brevi notizie e rilievo di alcune grotte poco note della Val Bormida, in «Rassegna Speleologica Italiana», Anno XXI, Fasc. XIV, pp. 54-61.
AA.VV., 1989 - La Rocca dell’Adelasia, Riserva Naturalistica nell’Alta Val Bormida, Gruppo 3M Italia.
Donzellini Giuliano, 1991 - La leggenda della Grotta degli Olmi, in «Speleologia» n° 24, Rivista della Società Speleologica Italiana.
Donzellini Giuliano, 1991 - La Grotta degli Olmi, in «Bollettino» n° 1 del Gruppo Grotte CAI Savona.
Cella Gianni, Verrini Alberto, Ruggiero Samuel, Emiliani Giovanni Matteo, 1999 - La Tanazza del Rizzo, in «Labirinti» n° 19, Bollettino del Gruppo Grotte CAI Novara.
Cella Gianni, Verrini Alberto, Ruggiero Samuel, Emiliani Giovanni Matteo, 1999 - Una grotta particolare, La Tanazza del Rizzo, Ferrania - Liguria, in «Speleologia» n° 41, Rivista della Società Speleologica Italiana.
Serafini Filippo, 2003 - La Grotta del Faggio, in «Stalattiti e Stalagmiti» n° 28, Bollettino del Gruppo Speleologico Savonese.
Serafini Filippo, 2004 - Nuove esplorazioni nella Grotta degli Olmi, in «Stalattiti e Stalagmiti» n° 29, Bollettino del Gruppo Speleologico Savonese.
Inquadramento geografico
L’area comprende la valle del Rio Ferranietta (Riserva Naturalistica dell’Adelasia) e gli altopiani collinari del Massiccio del Montenotte situati nei territori del Comune di Cairo Montenotte (SV).
La Riserva Naturalistica dell’Adelasia interessa la parte superiore e naturalisticamente più integra del bacino del Rio Ferranietta, un corso d’acqua che confluisce come affluente di destra nella Bormida di Mallare nei pressi dell’abitato di Ferrania, a quota 348 m s.l.m.
Il bacino è posto sul versante padano dell’arco orografico ligure in un tratto geograficamente già appartenente all’Appennino, ma contraddistinto da caratteristiche geologiche tipiche alpine. La direzione di deflusso delle acque segue la linea Nord-Est – Sud-Ovest.
I suoi confini orografici sono costituiti, a Nord-Est dalle principali culminazioni del Massiccio del Montenotte, il Castlazz o Bric del Tesoro (858 m slm), il Bric Curlin (823 m slm), il Bric degli Scaglioni (692 m slm) e il Monte Cisa (710 m slm); a Sud-Est da un tratto dello spartiacque tirrenico – padano percorso dalla strada provinciale n°18 Savona – Altare, la cui unica cima di rilievo è quella del Crù (663 m slm), dalla quale diparte un lungo crinale (Est – Ovest) che termina con la collina di San Michele dominante l’abitato di Ferrania; infine ad Ovest dal crinale del Bric delle Rocche (580 m slm).
Le diramazioni delle colline interne al bacino del Rio Ferranietta seguono direzioni parallele a quelle delle dorsali principali.
Nella parte alta del bacino troviamo, infatti, due crinali che scendono verso Sud-Ovest e che separano i tre affluenti di monte del Rio Ferranietta: la costiera della Rocca dell’Adelasia - Bric Riound divide la valle del Rio Psigni da quella del Rian Barchè – Rio Cianetto, che è a sua volta separata dalla valle del Rio dell’Acqua che Bolle – Rio dei Frati, dalla costiera che degrada dolcemente dal Bric Curlin verso il Bric dell’Amore.
Il Rio Ferranietta vero e proprio ha origine in località Caramellina dopo la congiunzione dei suoi affluenti di monte sopra citati.
I restanti affluenti del Rio Ferranietta sono, procedendo verso valle, il Rio della Beghina, il Rian dei Rossi ed il Rio Manchetto.
Inquadramento geologico
La conformazione geologica dell'area Carsica è piuttosto complessa. La zona è stata interessata da numerosi eventi geologici che hanno portato alla genesi di molte strutture diverse tra loro. Le rocce più antiche fanno parte della formazione denominata "Cristallino Savonese" e rappresentano ciò che rimane dell'antica crosta continentale europea. Il pavimento del Vecchio Continente è stato modificato dal punto di vista cristallografico e strutturale dagli eventi causati dalla formazione di montagne: ci riferiamo all'orogenesi ercinica, avvenuta tra i 360 e i 330 milioni di anni fa, e all'orogenesi alpina, più recente, verificatasi tra i 100 e i 40 milioni di anni fa. Oggi è possibile osservare alcuni affioramenti legati a questo pavimento: lungo la bassa valle del Rio Cianetto e lungo il Rio Psigni si riconoscono gli gneiss, rocce cristalline di colore grigio scuro dalla grana minuta.
Appartengono invece a un periodo successivo (Triassico Superiore, circa 200 milioni di anni fa) alcune rocce sedimentarie, derivate da fini sabbie carbonatiche di origine organica (gusci calearei ecc.), le quali si depositarono sui bassi fondali di un mare che allora ricopriva gran parte delle terre oggi emerse. Si tratta delle dolomie del "Dominio Brianzonese", che affiorano in lembi di superficie molto ridotta e che, nella zona, rivestono una certa importanza dal punto di vista geomorfologico solamente presso Casa del Rizzo, dove danno luogo a interessanti fenomeni carsici. Sopra queste due formazioni - il "Cristallino Savonese" e il "Dominio Brianzonese" - si trova la cosiddetta "Serie di Montenotte", costituita da rocce giurassico-cretaciche (cioè con una età compresa tra i 190 e i 65 milioni di anni) che si formarono invece in ambiente di mare molto profondo. In quell'epoca, evidentemente, tutta la regione era ricoperta da un oceano e non esistevano terre emerse.
I fenomeni orogenetici che hanno causato il sollevamento delle Alpi, prima, e della catena appenninica, poi, provocarono probabilmente l'emersione dei fondali marini, determinando fra l'altro la "chiusura", e quindi la scomparsa, dell'oceano e uno "spostamento" delle rocce che ne costituivano il pavimento. Esse sono state così "sbalzate" (il termine geologico è obdotte) sopra altri terreni, ben lontane dal punto in cui si erano formate. Nel suo spostamento, l'insieme di queste rocce, che i geologi chiamano "Serie di Montenotte", ha ricoperto quasi completamente le formazioni precedenti e oggi rappresenta la maggior parte del substrato geologico della zona. Si tratta in particolare di metagabbri, rocce di colore verde scuro con grossi cristalli chiari, che si possono osservare al Bric dell'Amore, lungo il versante sud-ovest del Bric del Tesoro e alla Rocca dell'Adelasia.
Nella zona compresa tra Casa Lago di Gola, Bric Curlino e Casa Chiappa e nell'alta valle del Rio Cianetto affiorano argilloscisti, rocce di origine sedimentaria, riconoscibili per la facile sfaldabilità in schegge. Altre rocce sedimentarie tipiche di questa serie sono i calcari mierocristallini, di colore grigio bruno, che si rinvengono in una fascia lunga e stretta compresa tra il Rio della Grinda e il Bric del Tesoro.
Dopo la fine dei movimenti orogenetici e l'emersione completa dei terreni, l'esposizione agli agenti atmosferici provocò massicci fenomeni erosivi che interessarono tutte le rocce del bacino e portarono alla formazione di immense quantità di sedimenti grossolani. Trasportati e "plasmati" dai corsi d'acqua in ciottoli tondeggianti, essi si depositarono nelle depressioni marine. Durante l'Oligocene (fra 37 e 25 milioni di anni fa) il mare, che nuovamente ricopriva la zona, iniziò a ritirarsi e questi sedimenti vennero diagenizzati, ossia diventarono solida roccia, cementificandosi tra loro. Attualmente costituiscono quella che i geologi hanno denominato "Formazione di Molare". Il conglomerato, nel quale i ciottoli sono inglobati in una matrice di origine arenacea, può essere osservato lungo i fondivalle dello Psigni e del Cianetto e lungo la strada per Montenotte Superiore

Grotte conosciute in quest'area: 11


LI421 GROTTA DEGLI OLMI wgs84: 44.3938281N 8.3618906E Q.645
LI490 TANA DELL' EREMITA wgs84: 44.4022374N 8.4211597E Q.650
LI493 TANA DEI CASTLEROI wgs84: 44.4001625N 8.3102112E Q.486
LI494 TANA DEI CASTLEROI INF. wgs84: 44.4002075N 8.3102107E Q.480
LI430 TANA DI GALLUCCI wgs84: 44.3820933N 8.3145662E Q.490
LI422 POZZO DELL' ACQUA CHE BOLLE wgs84: 44.394134N 8.3570532E Q.600
LI423 TANAZZA DEL RIZZO wgs84: 44.3903112N 8.357635E Q.590
LI426 TANA DELLE STREGHE wgs84: 44.3859553N 8.340521E Q.480
LI427 TANA DA ROCCA ADELASIA wgs84: 44.3858313N 8.3695603E Q.590
LI415 TANA DEL CASTE' wgs84: 44.4214608N 8.2995218E Q.390
LI135 TANNA DE NAPOLEUN wgs84: 44.3887228N 8.275757E Q.390